Bitcoin: inversione nel 2020, Iran e Dow Jones sono responsabili?

 7 Gennaio 2020 Di: Redazione

La media (EMA) a 21 giorni vede Bitcoin in uno slancio positivo che lo riporta – anche – sopra la media a 100 giorni. Possiamo quindi parlare di un’inversione?

Probabile, ma al momento questi segnali positivi avrebbero bisogno di un ultimo aggiustamento e superare prima l’ area 7.850$ e poi la tanto agognata 8.200$.

Queste condizioni potrebbero confermare un cambio di rotta, e decretare la tanto attesa crescita pre-halving.

Se al contrario si verificherà un rigetto ai prezzi attuali o in area 7.800$ potremo vedere rimandato un periodo positivo di lungo termine. Non solo, da qui a maggio, sono possibili nuovi cali anche in area 6.900$. Ma tutto questo, per come sembra sia iniziato questo 2020 rimane meno probabile.

Bitcoin: Iran e Dow Jones c’entrano qualcosa?

Ampliare l’analisi di quello che è uno scenario come quello attuale non è certo facile.

Del resto possiamo solo ipotizzare le cause di questo temporaneo pump dei prezzi e procedere cercando di comprendere quello che è successo in questi ultimi giorni. In particolare ci sono 2 eventi che secondo gli analisti sarebbero in parte responsabili di aver “smosso” il prezzo di BTC: i recenti picchi del Dow Jones, e la crisi USA-IRAN.

Il Dow Jones (che è l’indice principale della borsa mondiale) al momento continua a segnare nuovi massimi con una struttura tipica di un hype.

Dopo la crisi del 2008/2009 il DJI (Dow Jones Index) non solo si è ripreso, ma ha continuato a crescere, con poche fasi di rallentamento da ormai oltre un decennio.

Molti analisti hanno sempre affiancato Dow Jones e BTC: ma che cosa succederebbe se il primo crollasse? Sicuramente creerebbe una recessione mondiale (come nel 2008), a quel punto è bene chiederci cosa succederebbe alle criptovalute.

Un dato utile potrebbe essere il fatto che Bitcoin nasce dopo la crisi economica del 2008, con – anche – la prerogativa di proteggere le persone dallo strapotere bancario, finanziario e governativo. Questo, soprattutto quando a perdere soldi per colpa di una crisi sono sempre i risparmiatori. Una caratteristica che lo “isola” dal mondo finanziario e dall’economia reale.

In via del tutto teorica, se si verificasse una crisi come quelle passate molti analisti sono concordi nel classificare Bitcoin come fosse un metallo prezioso (Oro Digitale). Una riserva di valore che tenderà a crescere come bene rifugio, dove ne governi ne banche potranno mettere le mani. Ecco perché secondo alcuni analisti Bitcoin va alla grande quando indici come Dow Jones vanno alla grande (oppure vanno molto molto male).

Nessuno però sa come potrà reagire effettivamente. Ad oggi queste sono solo ipotesi.

Altro scenario, che riguarda da vicino Bitcoin è quello relativo alla crisi USA-IRAN.

Una nuova crisi mediorientale che sta creando disparità di prezzo a Bitcoin: sembra che su localbitcoins l’IRAN abbia avuto impennate di prezzo oltre i 20 mila dollari. Per chi scambia localmente BTC in Iran quindi, il prezzo è di 20 mila dollari: oltre il doppio.

Premesso che al momento nessuno sembra pronto per una guerra totale (che sarebbe poco conveniente) in caso di conflitto le ripercussioni sul prezzo del petrolio e sull’economia mondiale potrebbero esasperare una corsa “araba” al Bitcoin, che appunto, speriamo non si verifichi. Mai.

Autore: Redazione